i promessi sposi
(1913, Italy)
directed by Eleuterio Rodolfi
produced by Società Anonima Ambrosio, Turin
from the novel by Alessandro Manzoni
screenplay: Arrigo Frusta
cast: Gigetta Morano (Lucia Mondella), Mario Voller Buzzi (Renzo Tramaglino),
Umberto Scalpellini (Don Abbondio), Eugenia Tettoni (la Monaca di Monza),
Antonio Grisanti (l’Innominato), Luigi Chiesa (Don Rodrigo), Ersilia Scalpellini (Agnese),
Bianca Schinini (Perpetua), Edoardo Rivalta (il Cardinale Borromeo),
Cesare Zocchi, Rina Albry, Giulietta De Riso, Vitale De Stefano.
first screening: Lido di Venezia (september 1913)
length: 60 minutes
La casa torinese Ambrosio ha tra i suoi punti di forza l’affiatata coppia Eleuterio Rodolfi e Gigetta Morano, che incanta con le comiche brevi e i primi passi per l’epoca un po’ spregiudicati nella commedia. Una complicità creativa che trova fertile terreno anche nelle opere che a vario titolo rientrano nella produzione più impegnata e ricercata, quella della nota “Serie d’Oro”.
Il 1913 è l’anno di Quo Vadis?, Ma l’amor mio non muore! e dell’uscita concorrenziale de Gli ultimi di giorni di Pompei e Jone con i quali la Ambrosio e la Pasquali & C. si confrontano sugli schermi e in sede legale. La sfida tra le due case torinesi si ripropone proprio per l’adattamento un po’ ambizioso de “I promessi sposi”, considerato uno dei romanzi più importanti della letteratura italiana. L’opera diretta da Rodolfi è attualmente l’unica degli adattamenti cinematografici realizzati negli anni Dieci (oltre la coeva della Pasquali, le altre sono del 1908 e del 1911) che è possibile rivedere sullo schermo. Ciò che le immagini del film insieme ai materiali realizzati all’epoca per la promozione – le preziose brochures, le fotografie ma anche l’opera manzoniana edita dalla Hoepli nel 1917 “illustrata con 24 tavole cinematografiche della Ambrosio” – ci restituiscono è uno spettacolo insieme ricco ed equilibrato, risultante di una ben riuscita alchimia. Non ultimo il contributo della penna di Arrigo Frusta, direttore dell’Ufficio Soggetti, che ben sa cogliere quest’opportunità di confrontarsi con un grande classico: dosa al meglio le parti corali e le parti incentrate sui principali protagonisti, con una struttura narrativa che propone i passaggi chiave del romanzo in sei parti con risultati – si veda la rievocazione della pestilenza – talora sorprendenti.
Il materiale di partenza è costituito da una copia positiva nitrato, imbibita, con didascalie italiane, acquisita dalla Cineteca Nazionale alla fine degli anni ’50, che, a oggi, risulta l’unico esemplare del film attestato nelle cineteche FIAF.
Alcune caratteristiche della copia (titoli di testa non originali con altro cast rispetto la versione Ambrosio del romanzo manzoniano) ne hanno a lungo ritardato la corretta identificazione. Altre caratteristiche “anomale”, come gli edge marks (codici Kodak riferibili al 1925 e F.I.L.M. FERRANIA), le perforazioni in prevalenza positive standard e la presenza di didascalie riassuntive su pellicola “Ferrania” in bianco e nero, inducono a considerarla una riedizione della seconda metà degli anni Venti, ottenuta attingendo a materiali originari, ma in parte integrati e ricostituiti con ristampe, nuovo montaggio e nuovo editing. Anche le colorazioni (imbibizione color ambra prevalente in tutto il film e blu-verde per le sole scene della cosiddetta “notte degli inganni e degli imbrogli”, quando falliscono contemporaneamente sia il matrimonio a sorpresa di Renzo e Lucia sia il rapimento di Lucia a opera dei Bravi), riflettono più consuetudini della tarda fase del muto piuttosto che i canoni cromatici della metà degli anni Dieci.
Rispetto alla lunghezza originale (due le possibili varianti segnalate: 1587 m. o 1800 m.) la copia in questione è più breve, nella misura di circa un quarto, con una suddivisione in parti ridotta da sei a quattro. Le lacune sono tuttavia distribuite in maniera omogenea lungo il film, con sole due eccezioni nella prima e nella terza parte, sì da non compromettere la chiarezza e il piacere della fruizione..
L’individuazione delle lacune, di un corretto ordine di montaggio e il ripristino delle didascalie mancanti o non originali è stato possibile grazie all’analisi della documentazione d’epoca conservata al Museo di Torino.
Per quanto riguarda l’iter di lavorazione, la copia nitrato è stata riparata (lavoro che ha riguardato in particolare danni rilevanti alle perforazioni) ed è stata acquisita a risoluzione 4K. Sono stati poi eseguiti interventi di restauro digitale a risoluzione 2K, curando in particolare la stabilità dell’immagine, in gran parte compromessa dai danni della copia nitrato, e la resa delle imbibizioni. Completato l’editing, con l’inserimento di cartelli per i credits e per l’integrazione delle lacune, si è proceduto al recording del file definitivo su duplicato negativo colore 35mm, alla sua archiviazione su LTO e infine alla stampa di due copie positive colore 35mm.
L’intervento di restauro, a cura della Cineteca Nazionale di Roma e del Museo del Cinema di Torino, è stato eseguito presso il laboratorio Eurolab/Cinema Communications Service di Roma nel 2013.
Claudia Gianetto, Maria Assunta Pimpinelli (Torino-Roma 10 maggio 2013)